lunedì 20 febbraio 2017

Storia di una splendida pazzia...

"La pazza: Io sono una sedia, una sedia su cui non si siede mai nessuno. Non so se ci sono delle piastrelle, o del linoleum, o della vernice fresca. Chi mi ha verniciato le mani? Un secondino, immagino, ma ieri è venuta una visita. Una parola, pa-ro-la, parola, parola, mi bacia le labbra, pronuncio la parola".


Ripercorrendo la vita di Alda Merini potremmo avere un quadro più completo della sua anima e dei motivi di alcuni suoi scritti. 
La poetessa milanese nasce nel capoluogo lombardo nel 1931, esattamente il 21 di Marzo da una famiglia di umili origini. 
Fa richiesta di iscrizione al liceo Manzoni, ma paradossalmente non supera la prova di Italiano.
Pubblica il suo primo scritto all'età di 15 anni, ma nel 1947 inizia a sentire "le prime ombre della sua mente" e di conseguenza viene internata in un ospedale psichiatrico.
Durante la sua vita poetica viene apprezzata da personalità come Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo. 
Alda alterna periodi di salute e malattia, che durano fino al 1979, anno del suo ritorno alla scrittura. Questi sono gli anni di poesie struggenti e drammatiche nelle quali la poetessa racconta le sue esperienze in manicomio. 
Nel 1981 muore suo marito, Ettore Carniti, e lei, rimasta sola, inizia a comunicare con il poeta Michele Pierri, che dopo il suo ritorno letterario, sembrava avere in serbo numerosi apprezzamenti per i suoi lavori.
Sarò proprio Michele il secondo marito di Alda, anche se la poetessa non riuscirà ad evitare di nuovo il manicomio; questa volta a Taranto nel 1986.
Dopo essere tornata a Milano, sperimenta un periodo di tranquillità e di produttività da un punto di vista creativo, infatti nel 1983 riceve il premio Libre-Guggenheim per la Poesia, il premio Viareggio per il volume "La vita facile", e il premio "Procida-Elsa Morante".
Nel corso della sua vita sono stati numerosi i personaggi che hanno dedicato canzoni o scritti alla poetessa milanese, si pensi a Roberto Vecchioni con la sua " Canzone per Alda Merini" oppure a Milva e alle sue poesie cantate.
Alda muore il 1 novembre 2009 in un ospedale milanese a causa di un tumore osseo.

Tutta la vita di Alda è stata scandita dalla poesia e dalla fede; ella non ha cercato di comprendere la vita, ma ha lasciato la comprensione di questa a chi è più in alto di noi.
"È la vita che ci dà un senso, sempre che noi la lasciamo parlare". La voce della vita arriva prima di quella dei poeti che invece di interrogarsi sul perché del male e del dolore li accettano, trasformandoli in versi. "Io il male l'ho accettato ed è diventato un vestito incandescente. È diventato fuoco d'amore per gli altri".

È stata la cosiddetta "pazzia" di Alda a spingerla a diventare una delle poetesse più importanti e apprezzate del nostro tempo, la sua è una poesia così introspettiva e vera da lasciare sconvolti tutti i suoi lettori.
Concludendo questo post, vi lascio ad un video con una delle poesie più rappresentative della sua poesia: "Io non ho bisogno di denaro".

Maria Padricelli



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