lunedì 27 febbraio 2017



"Arzano si racconta"

Ho scelto questa foto perchè mi ricorda un felicissimo periodo di collaborazione con i miei colleghi.
Il risultato è stata una bellissima mostra dal titolo "Arzano si racconta".




UN SOGNO
Per me entrare in un gruppo collaborativo significa crescere,diventare migliore in termini  di esperienza,di competenza, di relazione con l altro. Ora, in un universo nel quale a volte la facile critica, priva dell' opportuno approfondimento ,prevale sul dialogo costruttivo, nel quale ,per parafrasare George Bernard Shaw ,coloro che dicono che non si può fare tendono a ostacolare coloro che lo stanno facendo, mirare a un' organizzazione in cui il dialogo ,il riconoscimento reciproco, la collaborazione siano la regola e non l 'eccezione è sicuramente un sogno , ma un sogno necessario, che vale la pena di essere inseguito .          
Maria Padricelli


domenica 26 febbraio 2017


L'insegnamento come costruzione della persona





In tutti questi anni ho sempre pensato che l'insegnante avesse il compito di trasmettere solamente conoscenze specialistiche relative alle proprie materie. I cambiamenti e le trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche ,intervenuti in questo ultimo secolo hanno mutato radicalmente le mie convinzioni ed opinioni in merito. Oggi, l'insegnamento non può limitarsi alla trasmissione delle sole conoscenze specialistiche ma pone il docente nella condizione di saper utilizzare nuovi e più sofisticati strumenti didattici. Infatti ,nell'era della globalizzazione si sente il bisogno di preparare gli allievi ad affrontare ,come persone,un mondo sempre più complesso e più povero di relazioni umane e sociali. 



Maria Padricelli


Ho scelto te una scuola per amica




Alla mia età, quasi 60 anni, non è semplice mettersi in discussione ma ho accettato questa sfida con me stessa decidendo di iscrivermi ad un corso di formazione per docenti. Vorrei sradicare la mia consolidatissima "idea di scuola" considerata come l' unica via alla didattica (la lezione frontale) e contestualmente spalancare le porte al mondo digitale che finora ho visto come un nemico. In passato ho seguito diversi corsi che mi hanno sì arricchito ma non mi hanno fornito nessuno strumento che potesse aiutarmi a svolgere il mio lavoro. Nel frattempo le generazioni sono cambiate e gli alunni hanno assunto atteggiamenti quasi mai ben compresi da noi insegnati. Difatti il leitmotiv della maggior parte di noi docenti suona così :"Non si può fare l' insegnante con questi studenti di oggi". Cosa mi aspetto da questo corso: una adeguata preparazione metodologica, nuove strategie e strumenti per svolge una efficace azione didattica. 


Maria Padricelli


La mia presentazione su thinglink



lunedì 20 febbraio 2017

Storia di una splendida pazzia...

"La pazza: Io sono una sedia, una sedia su cui non si siede mai nessuno. Non so se ci sono delle piastrelle, o del linoleum, o della vernice fresca. Chi mi ha verniciato le mani? Un secondino, immagino, ma ieri è venuta una visita. Una parola, pa-ro-la, parola, parola, mi bacia le labbra, pronuncio la parola".


Ripercorrendo la vita di Alda Merini potremmo avere un quadro più completo della sua anima e dei motivi di alcuni suoi scritti. 
La poetessa milanese nasce nel capoluogo lombardo nel 1931, esattamente il 21 di Marzo da una famiglia di umili origini. 
Fa richiesta di iscrizione al liceo Manzoni, ma paradossalmente non supera la prova di Italiano.
Pubblica il suo primo scritto all'età di 15 anni, ma nel 1947 inizia a sentire "le prime ombre della sua mente" e di conseguenza viene internata in un ospedale psichiatrico.
Durante la sua vita poetica viene apprezzata da personalità come Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo. 
Alda alterna periodi di salute e malattia, che durano fino al 1979, anno del suo ritorno alla scrittura. Questi sono gli anni di poesie struggenti e drammatiche nelle quali la poetessa racconta le sue esperienze in manicomio. 
Nel 1981 muore suo marito, Ettore Carniti, e lei, rimasta sola, inizia a comunicare con il poeta Michele Pierri, che dopo il suo ritorno letterario, sembrava avere in serbo numerosi apprezzamenti per i suoi lavori.
Sarò proprio Michele il secondo marito di Alda, anche se la poetessa non riuscirà ad evitare di nuovo il manicomio; questa volta a Taranto nel 1986.
Dopo essere tornata a Milano, sperimenta un periodo di tranquillità e di produttività da un punto di vista creativo, infatti nel 1983 riceve il premio Libre-Guggenheim per la Poesia, il premio Viareggio per il volume "La vita facile", e il premio "Procida-Elsa Morante".
Nel corso della sua vita sono stati numerosi i personaggi che hanno dedicato canzoni o scritti alla poetessa milanese, si pensi a Roberto Vecchioni con la sua " Canzone per Alda Merini" oppure a Milva e alle sue poesie cantate.
Alda muore il 1 novembre 2009 in un ospedale milanese a causa di un tumore osseo.

Tutta la vita di Alda è stata scandita dalla poesia e dalla fede; ella non ha cercato di comprendere la vita, ma ha lasciato la comprensione di questa a chi è più in alto di noi.
"È la vita che ci dà un senso, sempre che noi la lasciamo parlare". La voce della vita arriva prima di quella dei poeti che invece di interrogarsi sul perché del male e del dolore li accettano, trasformandoli in versi. "Io il male l'ho accettato ed è diventato un vestito incandescente. È diventato fuoco d'amore per gli altri".

È stata la cosiddetta "pazzia" di Alda a spingerla a diventare una delle poetesse più importanti e apprezzate del nostro tempo, la sua è una poesia così introspettiva e vera da lasciare sconvolti tutti i suoi lettori.
Concludendo questo post, vi lascio ad un video con una delle poesie più rappresentative della sua poesia: "Io non ho bisogno di denaro".

Maria Padricelli